BCE: un taglio dei tassi da “falco”

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IN BREVE

  • Come largamente atteso, la Banca Centrale Europea ha operato un taglio dei tassi da 25 punti base.
  • L’inflazione in calo, ma ancora ostinatamente resistente, è al centro della riunione di luglio sui tassi.
  • Ad oggi un taglio pare improbabile, ma attenzione al dibattito che si è riacceso tra “falchi” e “colombe”.

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Dal 12 giugno, il denaro nell’area euro costa un po’ meno. Dopo aver alzato i tassi di riferimento di 450 punti base dal luglio del 2022 e averli confermati al livello così raggiunto per nove mesi a partire da settembre, alla riunione di politica monetaria di giovedì 6 giugno la Banca Centrale Europea ha eseguito il primo taglio, effettivo a partire dal 12 del mese. Una decisione già abbondantemente annunciata e assunta quasi all’unanimità, con l’eccezione di un unico governatore: quello della Banca Nazionale Austriaca Robert Holzmann.

Il Consiglio direttivo ha dunque deciso di ridurre di 25 punti base i tassi d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale, che scendono perciò, rispettivamente, al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%1. Un taglio che comunque molti commentatori hanno definito “hawkish”, “da falco”, ossia non troppo generoso, perché accompagnato da vari richiami alla cautela sulle prossime mosse e perché molto difficilmente sarà seguito da un altro calo a luglio. Anche se su questo, nelle settimane che hanno preceduto il meeting, c’è stato un po’ di dibattito

Cosa succederà a luglio? Per ora nell’aria si respira una grandissima cautela

Nelle settimane che hanno preceduto la riunione del 6 giugno, è tornata alla ribalta una certa divergenza di vedute tra l’Europa del Nord, quella dei Paesi più rigorosi (i cosiddetti “falchi”, con la Germania in prima linea) e l’Europa mediterranea, generalmente più accomodante (le “colombe”), su un eventuale nuovo taglio nella riunione in calendario il 18 luglio2.

• L’economista tedesca Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo BCE, si è fatta in qualche modo portavoce dei “falchi” – o quantomeno dei “cauti” – dichiarando già a metà maggio che, alla luce dei dati, un taglio dei tassi a luglio non sembra giustificato3.
• Dal canto suo, il governatore della Banca di Francia François Villeroy de Galhau, membro del Consiglio direttivo, sempre a maggio ha evidenziato che la Banca Centrale Europea non dovrebbe escludere una riduzione sia nella riunione di giugno sia in quella di luglio.

A chi dei due ha dato ragione la presidente della BCE Christine Lagarde nella comunicazione che ha fatto seguito alla riunione di giovedì 6 giugno? Ai più cauti, stando a quanto è emerso. Lagarde non ha fornito alcuna indicazione, infatti, sulle prossime mosse, affermando anzi che la decisione del 6 giugno non è da considerarsi l’inizio di una fase di graduale rimozione del “tightening”, ossia del processo di restringimento monetario, che per l’appunto prevede tassi più alti e minori misure di sostegno al sistema creditizio ed economico.

La verità è che la BCE oggi più che mai è strettamente dipendente dai dati: le prossime decisioni dipenderanno dall’inflazione, in particolare da quella di fondo (che esclude le componenti più volatili, cioè prodotti alimentari ed energetici), e dall’efficacia con cui le misure adottate in precedenza si trasmetteranno al credito e all’economia, contrastando i rialzi dei prezzi.

Si procederà quindi riunione per riunione: e con queste premesse, un altro taglio a luglio sembra si possa tranquillamente escludere. Forse a settembre, ma, anche qui, non è detto. Dipenderà, appunto, dai dati.

Cosa ci dicono i dati economici e quali sono le previsioni della BCE?

La Banca Centrale Europea ha rivisto al rialzo, rispetto a marzo, le previsioni di crescita, in linea con gli ultimi dati macro, ma ha ritoccato al rialzo anche quelle di inflazione.

Ed ecco cosa ha spinto il governatore della banca centrale austriaca Holzmann a dissentire con il taglio del 6 giugno: un’economia che tiene e un’inflazione fin troppo ostinata. I rialzi dei prezzi si stanno sì stabilizzando, ma sopra il fatidico target BCE, sebbene ben al di sotto del picco del 10,6% raggiunto nell’ottobre del 2022, che fece tremare i polsi.

L’altro lato della medaglia merita comunque una riflessione. I numeri ci dicono infatti che, dopo qualche trimestre di stagnazione, nel primo trimestre del 2024 le attività economiche hanno mostrato interessanti segnali di recupero, in parte grazie alla domanda estera, in parte sulla scia di una certa ripresa del potere d’acquisto dei consumatori interni. Il mercato del lavoro è ancora robusto e spinge i salari. E a maggio le stime flash sui PMI delle quattro principali economie avanzate – Stati Uniti, Regno Unito, Europa e Giappone – hanno posto in evidenza il nuovo slancio del manifatturiero4: una buona notizia, questa, specialmente per la Germania e l’Italia, perché proprio il rallentamento del manifatturiero ha finora frenato la crescita qui da noi in Europa.

Di fronte a un tale contesto, un po’ tutti si aspettano un processo di discesa dei tassi che non sarà vigoroso e costante ma che, anzi, potrebbe procedere a intervalli. Gli stessi funzionari BCE – a cominciare dalla presidente Lagarde – non ne fanno mistero: saranno mesi “accidentati”, per dirla con le parole di Lagarde.

La regola numero uno per investire con i tassi alti e l’inflazione resistente

All’annuncio della recente decisione di politica monetaria della BCE, l’euro ha registrato un lieve incremento: reazione alquanto atipica dopo un taglio dei tassi, ma che conferma la vena “hawkish” della mossa di giugno. È stato l’ultimo tassello che ha permesso alle aspettative del mercato sui tagli dei tassi di riportarsi su un sentiero ben più realistico rispetto a quello (fin troppo ottimistico) di fine 2023-inizio 2024.

Non resta che chiedersi come muoversi all’interno di una cornice che presenta una certa tenuta economica, un’inflazione persistente e tassi a un livello ben più alto rispetto a quello cui eravamo abituati. La risposta, come sempre, sta in una diversificazione a tutto tondo (strumenti, settori, attività, aree geografiche) e in una valida pianificazione finanziaria, che sappia guardare oltre i dati e i fatti contingenti.


1https://www.ecb.europa.eu/press/pr/date/2024/html/ecb.mp240606~2148ecdb3c.it.html

2https://www.ecb.europa.eu/press/calendars/mgcgc/html/index.en.html

3https://www.bloomberg.com/news/articles/2024-05-17/ecb-s-schnabel-says-july-cut-doesn-t-look-warranted-nikkei

4https://www.spglobal.com/marketintelligence/en/mi/research-analysis/flash-pmis-signal-faster-developed-world-growth-in-may-led-by-the-us-May24.html

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